Psicosomatica: un approccio Olistico
Nel XVII secolo si assiste ad una rivoluzione scientifica grazie al pensiero filosofico di Cartesio, Newton e Galileo. Cartesio (1596-1626) afferma la netta separazione tra mente, o res cogitans, e corpo, o res extensa, per cui il corpo, essendo solo materia, è misurabile come qualunque altro oggetto presente in natura.
Con Newton (1642-1727) si stabiliscono gli assiomi della fisica classica, come il concetto di spazio e tempo assoluti, il rapporto di causa-effetto tra gli eventi, il concetto di materia costituita dalla somma di elementi semplici.
Su tali fondamenti si basa il metodo sperimentale proposto da Galileo (1564-1642), secondo il quale può essere oggetto di osservazione solo ciò che è misurabile e che porti alla formulazione di ipotesi matematiche; ogni esperimento che dimostri la validità delle ipotesi è ripetibile infinite volte e darà il medesimo risultato.
Questi principi vengono ripresi dalla corrente filosofica del Positivismo nell'800 e applicati anche al sapere medico, creando un modello di medicina che resta invariato fino al XX secolo. Si tratta di un modello meccanicistico e riduzionistico che considera il corpo umano una res extensa misurabile, che funziona alla stregua di una macchina complessa, ma scomponibile in elementi più semplici, ossia gli organi e gli apparati, che costituiscono gli "ingranaggi".
La malattia è un cattivo funzionamento della macchina corpo, per questo motivo il malato non conta per il suo aspetto psichico, che è res cogitans, bensì per il sintomo che porta.
La salute coincide con l'assenza della malattia e la cura diventa un protocollo pressoché standard; perciò il processo di guarigione non appartiene al malato, ma è totalmente nelle mani del medico.
Alla fine dell'800 però si affaccia una nuova corrente di pensiero, che comincia ad avere uno sguardo globale sull'uomo, in cui non ha più senso scindere res cogitans e res extensa. Si tratta della prima forma di psicosomatica, ancora imbevuta di determinismo, perchè figlia del Positivismo, essa infatti tenta di dimostrare scientificamente l'unione tra mente e corpo, senza tuttavia affermarne ancora l'identità.
Ma agli inizi dell'900 Jung fornisce la chiave di volta per la definizione della psicosomatica, proponendo una visione simbolica dell'uomo, che ammette la compresenza di aspetti opposti apparentemente incompatibili per il pensiero razionale, visione che invece non si oppone alla scienza, ma la accompagna.
L'approccio psicosomatico in chiave simbolica sostiene che tutto ciò che avviene in natura, e quindi anche nell'uomo, è
regolato da equilibri così complessi che la relazione di causa-effetto è insufficiente a spiegarle.
Jung introduce il concetto di sincronicità, vale a dire la coincidenza temporale di due o più eventi che abbiano
un analogo significato, ma che non siano legati da un rapporto causale, bensì da sintonie, da "simpatie". Egli quindi
afferma che in natura il legame che esiste tra gli eventi è spesso di tipo sincronico.
L'evento sincronico è favorito da un abbassamento del livello mentale, ossia della coscienza razionale, da un particolare interesse, da intense emozioni, mentre la noia, la diffidenza e il disinteresse sono di ostacolo. Gli elementi spazio e tempo non esercitano alcuna influenza, perché in sé non esistono, ma sono posti dalla coscienza.
Parallelamente, nello stesso periodo in cui Jung espone le sue idee, la fisica quantistica sta mostrando come le leggi causali fino ad allora ritenute valide, siano applicabili solo a grandezze macroscopiche, mentre risultino inadeguate studiando la materia a livello subatomico.
Le esperienze di laboratorio inoltre fanno cadere la validità del concetto di ripetibilità dell'esperimento e di neutralità
dello sperimentatore, come se tra lo scienziato e l'oggetto dell'osservazione si creasse una relazione, una compartecipazione, che
ricorda molto la sincronicità di cui parla Jung.
In particolare, con uno sguardo microscopico alla materia, la natura stessa della materia sfugge perché diventa onda.
Il concetto di "quanto", il mattoncino elementare che costituisce la materia è inafferrabile e bivalente: è contemporaneamente
corpuscolo e onda.
Dato che la materia nella forma più intima è identica in tutti gli esseri, anche l'uomo ha questa natura bivalente ed è contemporaneamente materia ed energia. In altre parole si può dire che l'uomo è un evento sincronico di psiche e corpo, decretandone finalmente l'identità.
Un concetto fondamentale introdotto dalla medicina psicosomatica è quello della dimensione d'organo, che può essere definita
come la predisposizione che ognuno ha nell'esprimere un sintomo con uno o più organi. Ma è ancora di più: è
un modo di essere al mondo, che analogicamente è paragonabile ad un organo o ad un tessuto, in quanto essi esprimono un certo tipo
di dimensione psichica.
E' la patologia che si esprime con il "linguaggio" di un certo organo, la dimensione psichica che si palesa a livello fisico.
E' l'archetipo che si somatizza.
In questa visione psicosomatica la malattia diventa un evento centrale nella storia dell'individuo perché racconta parte della vita stessa della persona. La malattia non colpisce un organo, ma coinvolge sincronicamente tutto lo psicosoma.
Inoltre, se la malattia accompagna gli esseri viventi da quando sono comparsi e non è stata eliminata con l'evoluzione, deve avere un senso, deve essere in qualche modo "utile" all'uomo per crescere e per ridisegnare un nuovo equilibrio nella sua vita, perché l'esistenza è un equilibrio dinamico, è ciclicità.
Guarire non significa eliminare i sintomi per tornare allo stato precedente la malattia, ma è accompagnare l'individuo
verso il nuovo equilibrio.
La migliore salute possibile quindi non è il benessere assoluto, inteso come assenza di malattia, è invece l'alternanza
di salute/malattia perché implica trasformazione e non altera la naturale ciclicità della vita.
La malattia, in conclusione, è un'opportunità per l'individuo. Anche se sembra un'affermazione paradossale, bisogna essere capaci anche di ammalarsi.